In ricordo  di Giovanni Moraschi

Purtroppo un altro amico di Teatro Insieme ci ha lasciati. É Giovanni Moraschi. Non solo era un ottimo amico, ma era una persona buona di cui conserveremo sempre un carissimo ricordo. Con queste parole comunicavo ai soci della compagnia questa triste notizia.

E mentre scrivevo queste cose ho ripensato a Ennio Dollfus che avevamo ricordato pochi giorni prima, esattamente il 21 aprile, nel centenario della sua nascita, e con il quale avevamo condiviso attivamente i suoi ultimi quattro anni di vita. Ennio, attore, regista, drammaturgo, ma soprattutto grande maestro di teatro, diceva che per un attore era fondamentale la naturalezza, ma questa doveva essere efficace, perché  altrimenti  non serviva.

Ho ricordato queste cose legate a Giovanni Moraschi perché Giovanni nella sua vita quotidiana io lo ricordo così: un uomo buono, cordiale, naturale, ma una naturalezza non semplice, ma basata su solide scelte di vita; scelte di fede maturata in anni e anni di militanza nell’associazione San Francesco, nella famiglia, nel lavoro.

E queste sue doti umane le portava sul palco e quanto quel suo essere naturale fosse efficace, lo dimostra quella volta che in una replica di “Processo a Gesù” di Diego Fabbri nella Chiesa di S. Maria di Castello in cui doveva intervenire per primo, seduto in platea come uno spettatore qualunque, al suo secondo intervento, si sentì tirare per la giacca da un signore che gli disse: “va bene il suo pensiero l’ha detto, adesso lasci proseguire lo spettacolo”. Non aveva capito che Giovanni era un attore. Oppure nella “Piccola città” di Thorton Wilder in cui dovevamo interpretare la nostra parte senza elementi scenici e Giovanni doveva entrare in scena con la sua cavalla Bassy, la cavalla non c’era ma lui era così bravo che la cavalla la vedevamo tutti.

Caro Giovanni non ti dimenticheremo mai, la tua amicizia semplice, ma vera, ci sarà vicina per sempre.